La reazione della stampa internazionale al piano di pace di Trump: la proposta ottiene più consensi che critiche
- Volocom
- 3 ott
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Il 29 settembre 2025, Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno presentato un piano di pace articolato in 20 punti per risolvere il conflitto tra Israele e Gaza, suscitando reazioni in tutto il mondo. Abbiamo condotto una sentiment analysis sulle maggiori testate nazionali dei principali paesi NATO da cui è emerso che la proposta di Trump, anche se accolta con cautela, ha ottenuto più consensi che critiche, con alcune differenze significative nei vari paesi.

Le reazioni internazionali al piano di pace di Donald Trump sono state diverse tra i principali paesi NATO, con ogni nazione che ha adottato un punto di vista unico basato su considerazioni politiche, geopolitiche e pratiche. Mentre il Canada ha registrato la percentuale più alta di opinioni positive (44%), la Francia ha mostrato una predominanza di sentimenti neutrali (71,88%). La Germania ha adottato un approccio pragmatico con il 24% di opinioni favorevoli, mentre la Spagna ha espresso le preoccupazioni maggiori, con il 32,23% di opinioni negative. In generale, i paesi hanno mostrato una posizione favorevole ma cauta, riflettendo una consapevolezza delle difficoltà pratiche e politiche nell'attuazione del piano.

Canada: combattuto tra ottimismo e opposizioni
Il Canada ha registrato la percentuale più alta di reazioni positive (44%) rispetto ad altri paesi. Scrive, ad esempio, il National Post: “U.S. President Donald Trump is not exactly known for bringing people together. But his Gaza peace plan, unveiled on Monday, has been praised by virtually everyone, save the extremists. Which means he must have got something right” (“Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non è esattamente conosciuto per unire le persone. Ma il suo piano di pace per Gaza, presentato lunedì, è stato lodato da praticamente tutti, tranne che dagli estremisti. Il che significa che deve aver fatto qualcosa di giusto”).
D’altra parte, è presente una quota non trascurabile di opinioni negative (22%). La stampa canadese, pur riconoscendo l'importanza di ogni tentativo di pace, ha evidenziato le difficoltà di realizzazione di un accordo duraturo in un contesto così instabile. L'equilibrio tra opinioni positive e negative suggerisce una posizione favorevole ma cauta, con una consapevolezza delle implicazioni geopolitiche che il piano potrebbe comportare.
Francia: un atteggiamento cauto
In Francia, il piano ha suscitato prevalentemente una reazione cauta (71,88% di sentiment neutro), con solo il 15,63% di opinioni positive e il 12,50% di opinioni negative. La stampa francese, nel riportare la notizia del piano di pace, ha enfatizzato soprattutto le difficoltà legate alla realizzazione pratica di un accordo di pace.
Germania: pragmatismo e realismo
Anche la stampa tedesca ha adottato un approccio generalmente prudente, con il 72% di sentiment neutro. Tuttavia, le opinioni favorevoli (24%) hanno superato di gran lunga quelle negative, che sono rimaste molto basse (4%). La Germania, infatti, da un lato ha mostrato un certo pragmatismo, enfatizzando l'importanza di ogni iniziativa volta a fermare il conflitto, e dall’altro ha in parte riflettuto l'approccio positivo della Von der Leyen verso il piano di pace.
Italia: un punto di vista di mediazione
In Italia, la reazione è stata leggermente più positiva rispetto ad altri paesi, con il 24,87% di opinioni favorevoli. Tuttavia, anche qui la maggior parte dei commenti è stata neutra (61,14%). La stampa italiana ha spesso posto l'accento sulla necessità di soluzioni durature che vadano oltre il semplice cessate il fuoco senza però trascurare la difficoltà di trovare un compromesso che soddisfi tutte le parti coinvolte.
Regno Unito: un approccio molto cauto
Nel Regno Unito, le opinioni positive (27,5%) sono state di gran lunga maggiori di quelle negative (2,5%). La stampa britannica ha generalmente trattato la proposta di Trump con un atteggiamento prudente ma non ha mancato di sottolineare la posizione del primo ministro britannico, Keir Starmer, che ha dichiarato che il piano di Trump è "profondamente benvenuto" e ha esortato Hamas ad "accettare il piano e porre fine alla miseria deporre le armi e liberare tutti gli ostaggi rimasti” (The Guardian).
Spagna: scetticismo e preoccupazione
In Spagna, la percentuale di opinioni negative è stata la più alta (32,23%). Questo dato suggerisce una preoccupazione maggiore rispetto ad altri paesi per le implicazioni politiche e sociali del piano di pace. La stampa spagnola ha espresso dubbi su una soluzione che non affronta le problematiche fondamentali del conflitto e ha evidenziato l’inconciliabilità e le divergenze delle parti che potrebbero ostacolare l'attuazione di qualsiasi accordo.
Stati Uniti: un sostegno moderato ma predominante
Infine, negli Stati Uniti, si è riscontrata la percentuale maggiore di opinioni positive (27,78%) dopo il Canada. La stampa americana ha riconosciuto l'importanza della proposta come un tentativo di diplomazia, mostrando supporto verso l’iniziativa del proprio presidente. Nell’articolo pubblicato sul The Independent dal titolo We must support Trump’s peace plan for Gaza si legge “If President Trump's plan does have the potential to grant some justice to the Palestinians after so long, and to make safe the state of Israel within agreed borders, then that alone is cause to support it” (“Se il piano del presidente Trump ha davvero il potenziale di concedere un po' di giustizia ai palestinesi dopo tanto tempo, e di rendere sicuro lo stato di Israele all'interno di confini concordati, allora questo da solo è motivo per supportarlo”).
Conclusioni: un piano di pace di difficile attuazione
In sintesi, la reazione internazionale al piano di pace di Donald Trump ha rivelato una notevole cautela da parte della stampa dei paesi NATO. In parte il piano è stato visto come un passo positivo verso la soluzione di uno dei conflitti più persistenti del Medio Oriente, ma d’altra parte la stampa internazionale non ha mancato di evidenziare le difficoltà pratiche e politiche di attuarlo, sottolineando la necessità di un impegno più profondo e inclusivo per raggiungere una pace duratura.
